Lùadèl di Pomponesco

Il nome popolare del prodotto da forno è lùadèl, non traducibile in italiano.
Nasce nelle cascine della bassa pianura mantovana, e precisamente a Pomponesco. Questo pane antico non è conosciuto già solo a pochi chilometri.
Destinato al consumo familiare non aveva”regole” standard di forma o peso.
Rotondo, ovale, rettangolare o quadrato ha la caratteristica di essere schiacciato, di un bel color nocciola chiaro e dorato.
Di consistenza croccante all’esterno ma morbidissimo all’interno.
Il suo profumo è inconfondibile.
Consumato caldo/tiepido, come dovrebbe essere, sprigiona la fragranza del pane con l’invitante sentore di lievito, che viene riconfermato al palato, dove si aggiunge la morbidezza data dallo strutto.
Lungo e persistente in bocca ma senza appesantire, anzi, molto stuzzicante, tanto che se ne continuerebbe a mangiare fino a sazietà anche senza companatico.
Il lùadèl nasce dall’esigenza di fare una “prova forno”.
In un’epoca dove non ci si poteva permettere di sbagliare l’infornata del pane di tutta la settimana, questo test era importantissimo. Si sottraeva dalla massa dell’impasto un piccolo pezzo e si faceva il reimpasto con un po’ di strutto, facendolo rigirare su se stesso parecchie volte e si schiacciava un po’ per velocizzare l’esito di cottura.
Dato come premio al bimbo più buono era uno stratagemma per contenere le vivacità. Successivamente da “prova forno” è diventato “pane della domenica”.
Ma non doveva mancare nemmeno nelle occasioni speciali, come le feste patronali e i matrimoni. Per la festività pasquale si incideva una croce prima di infornare.
La ricetta era tramandata solo alle femmine di famiglia, con la promessa solenne di non svelare mai il modus operandi.
Da piccole erano sempre vicino alle “rasdore”, giocavano con l’impasto e imparavano così, osservando.
I segreti passavano in questo modo, senza scrivere nulla. Per questo motivo è stato difficile recuperare le ricette. Nella maggior parte erano segnati solo gli ingredienti, perché le dosi erano valutate solo visivamente.
L’antico prodotto familiare/domenicale, con l’avvento dell’industrializzazione stava scomparendo, perché le donne non avevano più tempo per fare il pane in casa… Preferivano comprarlo in negozio.
La signora Gilda Saltini, ora ultra novantenne, preferisce tener fede al voto di segretezza, ma lo possiamo degustare presso la trattoria di famiglia, in piazza a Pomponesco.
Lo possiamo trovare anche presso il forno “Il Cesto”, di Mentore Negri e Virna a pochi metri di distanza.
Abbiamo recuperato una delle antiche ricette tradizionali:
Farina 1 kg
Strutto 250 gr
Lievito
Sale
Acqua q.b.